
Pubblicato il tredicesimo episodio della rubrica “SHH!”: l’iniziativa che rompe il silenzio sulla parità di genere.
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“Nessuna etichetta, solo Sport!” – Giovani voci per cambiare la cultura di genere nello sport
In occasione dell’evento PARIDEE con Telmo Pievani, all’Auditorium Comunale di Lavis, la seconda parte della serata è stata dedicata alle voci del territorio. Tra queste, anche i ragazzi e le ragazze del Piano Giovani di Lavis, protagonisti con un video-documentario sulla parità di genere nello sport.
“Nessuna etichetta, solo Sport!” è il titolo del documentario, nato all’interno del progetto Lo Sport che fa Cultura, finanziato dal Piano Giovani di Zona di Lavis. L’idea è partita da tre giovani tra gli 11 e i 18 anni, decisi a raccontare in prima persona una realtà spesso ignorata.
Annalaura e Arianna, da due anni impegnate nella danza sportiva latino-americana, non sono riuscite a proseguire il loro percorso agonistico a causa della mancanza di partner maschili. Questa disciplina, infatti, richiede la competizione in coppia, ma pochi ragazzi scelgono di praticarla. Partendo da queste esperienze e da confronti con i compagni di squadra, Annalaura, Jeremy e Arianna hanno deciso di lanciare un messaggio diverso: uno sport più inclusivo e rispettoso. Li hanno accompagnati in questo percorso Alessia Tuselli, ricercatrice del Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento, e Paola Bertotti, psicologa dello sport.
🎤 SHH! – Intervista ai protagonisti del video: Arianna Guarnieri e Annalaura Turconi
🟣 Perché avete partecipato al progetto?
Annalaura
«Insieme a Jeremy Tanara e Arianna Guarnieri e con il supporto di mia madre (Eleonora Severino) abbiamo partecipato e vinto il bando del Piano Giovani di Zona di Lavis, proponendo il progetto “Lo sport che fa cultura”.
Lo scopo era quello di sensibilizzare i nostri coetanei sul tema del genere nello sport: abbiamo proposto un laboratorio di idee che spiega ai ragazzi cosa sono il genere, gli stereotipi e le discriminazioni di genere.
Successivamente, con questi ragazzi, la psicologa e la sociologa che ci hanno accompagnato nei quattro incontri, abbiamo realizzato una serie di video interviste per la creazione del documentario.
Quello che ci ha spinto a partecipare al bando e proporre il progetto era far capire ai giovani che la scelta dello sport dipende dai nostri gusti e dalle nostre passioni, e non dal genere a cui si appartiene, e che la scelta di uno sport non condiziona il proprio orientamento sessuale.
Io e gli altri due progettisti all’epoca eravamo ballerini di danza sportiva e tutti e tre siamo stati “vittime” dell’idea che ballare sia una “cosa da femmine”.
Le danze latino-americane in coppia prevedono un partner femminile e uno maschile, ma Arianna ed io eravamo sole. Io ballavo da circa due anni, diversi ragazzi avevano provato ma avevano scelto di non continuare nonostante gli piacesse, si facevano condizionare dall’idea che ballare è “da femmine”.»
Arianna
«Sono sempre stata molto coinvolta emotivamente dalle questioni di genere e partecipare al progetto “Lo Sport che fa Cultura” mi è sembrata una delle possibili modalità per contribuire a questo tema sociale nel mio piccolo. Ritengo che progetti come questi ed altre iniziative possano essere un punto di partenza per la società verso un cambiamento di visione che ritengo sia necessario e nell’interesse di tutti.»
🟣 Cosa significa per voi “Nessuna etichetta, solo sport”?
Arianna
«Nello sport, come in tutti gli altri aspetti della vita, dovremmo smettere di catalogare le persone e ricondurle a specifiche scatole. Le persone vanno viste per quello che sono, cioè singoli individui con le proprie passioni e peculiarità, nessuna delle quali li rende più uomini, più donne. Le etichette sono inutili oltre che deleterie. Siamo “solo” persone.»
Annalaura
«Con la frase “Nessuna etichetta, solo sport!” intendevamo dire che lo sport non ha etichette e, di conseguenza, una persona che pratica uno sport non dovrebbe essere vittima di pregiudizi e discriminazioni, perché fa ciò che la appassiona.»
🟣 Avete vissuto situazioni di discriminazione?
Arianna
«Purtroppo sì.
Al tempo, praticando uno sport che viene considerato “da donne”, ho potuto toccare con mano come il sessismo sia limitante. Ragazzi con una passione per le danze, a meno che non siano hip hop e breakdance, le quali sono socialmente più accettate, vengono disprezzati, derisi e scoraggiati.
Ancora oggi viene usato “gay” (o altri termini con connotazioni negative) come un insulto nei loro confronti. Queste situazioni mi provocano sensazioni di rabbia e frustrazione; indicano poca accettazione nei confronti della comunità LGBT, poiché è chiaro che se la si usa come insulto si stia trattando l’omosessualità come qualcosa di cui vergognarsi.
Ma soprattutto la pervasività di stereotipi nocivi per entrambi i generi. Inclinazioni, passioni, attività, sensibilità, persino i colori sono ancora troppo ricondotti a un genere o all’altro.»
Annalaura
«Non ho vissuto discriminazioni di genere direttamente, in quanto è socialmente accettato che una donna balli, ma ho potuto sentirlo raccontare molte volte sia dal mio compagno di danza Jeremy sia dai racconti della nostra direttrice Manuela Zennaro.
Ovviamente questi atteggiamenti mi rendono triste perché chi li subisce perde stima e sicurezza in sé stesso, e mi dispiace per loro. Allo stesso tempo mi fa arrabbiare che ci sia qualcuno che si permette di praticare azioni di bullismo prendendo in giro chi pratica uno sport che non è socialmente indicato per il suo genere, facendolo stare male e a volte spingendolo a mollare.»
🟣 Che messaggio volete dare ai vostri coetanei?
Arianna
«Vorrei dire che dovrebbe perseguire le sue passioni e praticare il suo sport con orgoglio, non solo per sé stesso ma anche per essere di esempio.
Non ci si può far limitare da pregiudizi e stereotipi decisi arbitrariamente. Siamo tutti persone con lo stesso valore e abbiamo il diritto di fare ciò che ci soddisfa e ciò che è giusto per noi per le nostre singole vite. Essere uomo o essere donna non può costituire un limite nella vita di nessuno. Non più.»
Annalaura
«Sicuramente gli raccomanderei di non farsi condizionare dalle opinioni degli altri, perché spesso i ragazzini prendono in giro a prescindere, e di credere in loro stessi e nei propri gusti, perché per stare bene ed essere felici è importante fare ciò che ci piace.»
🟣 E cosa dovrebbero fare gli adulti?
Arianna
«Credo che gli adulti che sono stati esposti a queste mentalità per più tempo debbano prima di tutto analizzare e correggere le proprie visioni sbagliate in modo da non perpetuare il ciclo di discriminazione di genere.
In secondo luogo, per aiutare i giovani a vivere lo sport in modo più libero e inclusivo, penso che dovrebbero incoraggiare una sana autostima e sicurezza di sé nei ragazzi con cui hanno a che fare, perché in questo modo gli forniscono gli strumenti per gestire situazioni di discriminazione.
Un ragazzo sicuro di sé e dello sport che ama non è facile da scoraggiare e dissuadere. Se più persone praticheranno liberamente le proprie attività e non si faranno limitare dagli stereotipi, più sarà socialmente accettabile fare qualsiasi sport per chiunque.»
Annalaura
«Innanzi tutto, i genitori dovrebbero insegnare ai propri figli, sin dalla tenera età, che non esistono differenze di genere (non ci sono colori da maschi e colori da femmine, giochi da maschi e giochi da femmine, sport da maschi e sport da femmine, ecc.), per far sì che andando avanti col tempo questa mentalità più aperta si diffonda.
A loro volta, insegnanti, allenatori, ecc. dovrebbero parlare ed agire allontanando gli stereotipi dai loro ambienti, promuovendo una cultura di accoglienza verso ciò che non è consueto, facendo sentire tutti i bambini a loro agio.
Inoltre, nelle scuole o nei centri sportivi, gli adulti dovrebbero stimolare il dialogo con i ragazzi su queste tematiche guardando documentari come il nostro.»
🟣 Idee per il futuro?
Arianna
«Per un ipotetico prossimo video credo che sarebbe importante mantenere il tema principale della parità di genere e delle pari opportunità, ma affrontando un ambito diverso dallo sport, come ad esempio altre passioni o il mondo del lavoro.»
Annalaura
«Sarebbe bello ampliare il tema parlando di educazione alle relazioni e di parità di genere, per far capire che le donne non sono inferiori agli uomini, in nessun ambito, che hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, e soprattutto che non sono “proprietà” degli uomini.
La danza sportiva di coppia, che pratico da diversi anni, lo insegna in maniera naturale, perché mette a pari livello uomo e donna nei ruoli di ballerino e ballerina.»
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