Benvenuti e benvenute al decimo episodio della rubrica “SHH!”: l’iniziativa che rompe il silenzio sulla parità di genere.
Oggi è Silvia, giocatrice della Trentino Volley, a condividere il proprio pensiero su questo importante tema.
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Silvia Fiori, classe 1993, è il libero della Trentino Volley, una delle figure di spicco del panorama della pallavolo italiana. La sua carriera, costellata di successi, è caratterizzata da impegno, passione e dedizione. In questa intervista, Silvia ci parla della sua esperienza a Trento, della sua carriera e delle importanti tematiche legate alla parità di genere, un argomento caro alla società Trentino Volley che collabora con la Fondazione Caritro e il progetto Paridee per promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne nello sport e non solo.
Buongiorno Silvia, innanzitutto, come stai? Come stai vivendo questa stagione, che sembra essere ricca di successi?
Sto molto bene e sono felice di essere tornata a Trento. Mi trovo benissimo, sia a livello personale che professionale. Questa società è una delle migliori in Italia, con un progetto chiaro e ambizioso. Sono contenta dei successi ottenuti finora, anche se credo che ci sia ancora spazio per crescere. Stiamo lavorando per migliorare e affrontare al meglio le sfide future.
Come è nata la tua passione per la pallavolo?
Sono sempre stata iperattiva e ho praticato molti sport da bambina: tennis, sci, quasi tutti gli sport con la palla. Giocavo a tennis e il preparatore, che era anche allenatore di pallavolo a Bolzano, mi suggerì di provare il ruolo di libero. Avevo 12 anni e, avendo già provato tanti sport, decisi di cimentarmi anche con la pallavolo. Da quel momento è stato amore a prima vista.
Hai vinto trofei importanti nella tua carriera. Cosa hai imparato da queste vittorie e cosa cerchi di trasmettere alle tue compagne?
Le vittorie insegnano tanto, ma credo che siano le sconfitte a farci crescere di più. Durante la mia esperienza a Conegliano, ho avuto la fortuna di vedere le migliori atlete al mondo lavorare con professionalità e dedizione. Ho imparato l’importanza di essere seri, ma anche di mantenere serenità e prospettiva: alla fine è sempre uno sport. Alle mie compagne più giovani cerco di trasmettere professionalità, serenità e la consapevolezza di essere fortunate a fare questo lavoro, nonostante i sacrifici che comporta.
Trentino Volley si sta distinguendo per un progetto solido. Come vedi il futuro della squadra, anche nell’eventualità di un approdo nella massima serie?
Ho scelto Trento proprio per la solidità del progetto. È una delle poche realtà in A2 che ha sia le risorse economiche sia una visione chiara per affrontare una promozione in A1. Molte squadre arrivano in A1 senza essere pronte a sostenere un campionato che è il più difficile al mondo. Trento, grazie all’esperienza maturata con la squadra maschile, ha già dimostrato di sapere cosa serve per mantenere la categoria e ha tutte le carte in regola per diventare un club di riferimento anche nel settore femminile.
Qual è stata la partita più difficile che hai giocato e perché?
La finale promozione Pinerolo-Vallefoglia è stata sicuramente la più difficile. Era il 2020, l’anno del Covid, e abbiamo affrontato molte difficoltà. Personalmente, ho sofferto di gastrite cronica e febbre per due mesi, ma come squadra abbiamo comunque giocato ogni tre giorni, senza poter vedere i nostri cari e con tante complicazioni. Nonostante tutto, siamo arrivate in finale, ma non eravamo nelle condizioni psicofisiche per affrontarla al meglio.
Parlando di parità di genere, quali differenze tra uomini e donne nello sport ti infastidiscono di più?
Innanzitutto, gli stereotipi culturali: nel femminile si giudica spesso anche l’aspetto fisico delle atlete, cosa che nel maschile accade raramente. Poi c’è il tema economico: le disparità di stipendio sono enormi e molte di noi devono costruirsi un piano B perché non c’è stabilità. Infine, il tema della maternà: le donne sono poco tutelate e spesso si trovano a dover scegliere tra carriera e famiglia. Sono aspetti che trovo profondamente ingiusti.
Trentino Volley sta facendo qualcosa per ridurre queste disparità?
Sì, la società si sta impegnando per minimizzare le differenze tra squadra maschile e femminile. Ovviamente, essendo noi in A2 e loro in A1, alcune disparità sono inevitabili, ma ci sentiamo trattate molto bene. Trentino Volley è una società stabile e rappresenta un esempio positivo anche per altre realtà.
Se dovessi lanciare un messaggio a chi ha il potere di cambiare le cose nello sport, cosa diresti?
Lo sport rispecchia la vita. Insegna dedizione, impegno, costanza e lavoro di squadra, valori che vanno oltre la vittoria e la sconfitta. Bisognerebbe trasmetterli soprattutto ai giovani, nelle scuole. In Italia, purtroppo, lo sport è spesso visto solo come una questione di vittoria, ma questo approccio non è sano. Inoltre, è fondamentale continuare a lottare per la parità di genere. Nel 2024 non è accettabile che le donne siano ancora così discriminate.
Grazie infinite, Silvia, per la tua disponibilità e per aver condiviso con noi la tua esperienza.
Grazie a te, è stato un piacere! Ci vediamo a Sambapolis.
Intervistatore: Nicholas Tasin