Benvenuti e benvenute all’ottavo episodio della rubrica “SHH!”: l’iniziativa che rompe il silenzio sulla parità di genere.
Oggi è Eugenio, responsabile dell’Attività Istituzionale di #FondazioneCaritro, a condividere il proprio pensiero su questo importante tema.
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Vorrei cogliere l’occasione di questa rubrica per invitare all’ascolto di una musicista canadese diventata famosa negli anni novanta/ duemila e che ancora oggi ci parla, senza filtri, dritto al cuore.
Alla radio si iniziavano a sentire parole, quasi sussurrate, da una voce femminile ed accompagnate da un semplice giro di basso. La sua voce alterna fasi in cui appare un po’ melodica, ma anche un po’ graffiante. Poi il tono aumenta un po’ di volume ed al basso si aggiunge la chitarra elettrica. Poi la voce assume un tono veramente arrabbiato, per non dire altro.. L’emotività ed impulsività viene ancora amplificata e sottolineata dall’intervento sonoro del basso di Flea e la chitarra di Dave Navarro dei Red Hot Chili Peppers (non proprio due musicisti a caso..).
Parliamo del brano You Oughta Know, scritto da Alanis Morissette in 20 minuti e registrato, così come lo ascoltiamo oggi, al secondo tentativo: “la distanza più breve dal personale all’universale” – come dice lei – “non c’è sensazione più bella di quando scrivi qualcosa che sai essere un pezzo di te e che sta per passare a qualcun altro che lo ascolterà”. Ed è proprio la capacità di comunicazione ciò che fa decollare questo pezzo, ma poi tutta la sua carriera.
Quella canzone rappresenta l’urlo di una giovane donna che, invece di mettersi in un angolo a leccarsi le ferite della sua giovane vita cantando ballate sull’amore perduto, prendeva in mano tutto il suo disagio e tutta la sua sofferenza, cantandola a milioni di ascoltatori, per gettarla in faccia a chi le aveva fatto del male.
La storia di Alanis Morissette racconta di una bambina prodigio che scopre troppo presto che i genitori le avrebbero voluto bene solo se fosse stata perfetta. Per questo, da adolescente, cerca fortuna lontano da casa, ma si imbatte in procuratori e faccendieri maturi che si approfittano di lei.
In una intervista rilasciata anni dopo si scopre che certi versi dolorosi e inequivocabili della canzone Hands Clean, fanno riferimento ad uno stupro ed abusi che ha subito da adolescente.
Molte canzoni scritte ed interpretate da Alanis Morissette rappresentano un tentativo disperato di capire quello che era successo (perché in quei casi di violenza è difficile tracciare linee di demarcazione) e di guarire quella ferita che le ha causato nel tempo disturbi di tipo alimentare e sentimentale – disagi che ha sempre raccontato e descritto in modo sincero e coraggioso con la sua musica e che ha sconfitto grazie a lunghi percorsi di psicoterapia.
Dall’alto di una carriera di circa 35 anni, in cui ha pubblicato 10 album, venduto 60 milioni di copie e ricevuto 7 Grammy Award su 14 candidature, senza citare decine di altri premi e riconoscimenti internazionali, Alanis denuncia di avere trascorso decenni in un settore che è pieno di un sentimento generale contro le donne che devono tollerare molta condiscendenza e mancanza di rispetto, riduzione, violazioni contrattuali, mancanza di sostegno, sfruttamento e violenza psicologica. Afferma di avere cercato di raccontare ciò che aveva vissuto, ma senza successo, dato che attorno a lei comportamenti simili sembravano accettati e normalizzati.
In riferimento al movimento del #MeToo a cui lei partecipa, molti le chiedono perché alcune donne hanno aspettato 30 anni per parlare. Alanis risponde che non hanno aspettato, il fatto è che nessuno le ascoltava, oppure erano direttamente o indirettamente minacciate o semplicemente demotivate.
“Le donne non aspettano -continua Alanis- è la nostra cultura che non ascolta. È la nostra cultura che se ne lava le mani”.
Questo rappresenta un aspetto davvero cruciale e terribilmente attuale, su cui vanno incentivate forme di continuo investimento.
La rabbia genuina che caratterizza il più famoso album Jagged Little Pill (1995) con cui ha vinto due Grammy Awards (Best Rock Album e Record of the Year) ed i dischi successivi raccontano fase per fase la vita di Alanis con una lucidità e una sincerità spiazzanti, dalla ventenne inquieta, arrabbiata e in costante lutto sentimentale alla cinquantenne rappacificata di oggi, felicemente sposata e madre di tre figli.
Neppure in questi ultimi anni dimentica di testimoniare e sensibilizzare tramite i suoi linguaggi espressivi un ulteriore ostacolo personale da superare, a causa della depressione post-partum vissuta durante il lockdown.
Anche se ha dovuto sempre lottare con diversi disturbi da stress post-traumatico, Alanis ha saputo proporre con la sua musica un modello femminile diverso, spianando la strada a molte donne rock che, grazie all’enorme successo della sua musica, hanno trovato uno spazio discografico e un favore del pubblico che forse prima erano impensabili per affrontare i temi di genere.
Alanis Morissette, artista talentuosa, complessa (e bellissima con i suoi lunghi capelli scuri), rappresenta un alternarsi equilibrato di grinta e dolcezza, di alternative rock per le melodie e di post-grunge per la base strumentale. La voglio immaginare come se fosse una sorella maggiore un po’ saggia ed in parte folle, ironica ma arrabbiata, un po’ fragile ma anche coraggiosa.
Desidero raccontare di questa artista non solo perché è una cantante rock talentuosa che ho ascoltato e continuo ad ascoltare con piacere, oppure perché spesso mi capita di sottolineare che i linguaggi espressivi della cultura e dell’arte, in particolare della musica, sono un veicolo potente per favorire la diffusione e sensibilizzazione di tematiche per la coesione sociale.
La storia di Alanis Morissette ci permette di ricordare l’importanza di continuare incessantemente ad investire nella cultura diffusa del rispetto di genere: cioè, nella capacità delle studentesse, delle lavoratrici, delle professioniste, dei loro familiari e dei loro amici di sapere riconoscere e segnalare, senza mai sottovalutare o nascondere, qualsiasi segnale di prevaricazione o sopraffazione nei confronti delle donne.
Di fatto, la sua musica ci fa capire alcune cose molto importanti:
- che le fragilità possono essere affrontate e condivise con coraggio
- che si può e si deve reagire alle sopraffazioni della vita (anche graffiando, se serve)
- che anche i maschi possono emozionarsi ascoltando la musica di denuncia dal lato femminile
Infine, parafrasando il testo di Ironic (una delle sue canzoni più famose) Alanis Morissette manda con il suo stile graffiante un messaggio alle donne che vale la pena ricordare: a volte “il mondo è pieno di cucchiai, quando invece servirebbe un coltello”!